Si appesantisce la pressione sul dollaro neozelandese, che viaggia sui minimi di aprile rispetto al biglietto verde americano con l’avvicinarsi della riunione della Reserve Bank, in calendario settimana prossima.
Una serie di indicatori economici deboli hanno rafforzato la necessità di ulteriori stimoli da parte della RBNZ, anche peché i dati pubblicati oggi hanno mostrato che i prezzi alla produzione sono aumentati meno del previsto nel terzo trimestre (0,2% contro le aspettative di un aumento dello 0,9%), segno che le pressioni sui prezzi si stanno attenuando.
Dalla RBNZ ci si aspetta un ulteriore taglio dei tassi di interesse di 25 punti base. Tuttavia, gli analisti hanno recentemente osservato che questo potrebbe essere il taglio finale nell’attuale ciclo di allentamento, salvo un significativo deterioramento delle condizioni economiche globali.
Questa situazione ha in parte oscurato le buone notizie dal fronte commerciale. Settimana scorsa Donald Trump ha revocato i dazi su oltre 200 prodotti alimentari, che rappresentano circa il 25% delle esportazioni neozelandesi verso gli Stati Uniti. Tutto questo darà sostegno all’export della nazione antipodea.
Il mercato guarda con attenzione anche all’imminente decisione della PBoC cinese sui tassi, dal momento che Pechino è il principale partner commerciale della Nuova Zelanda. Misure di stimolo cinesi possono dare ulteriore linfa all’export neozelandese.
In questo scenario il dollaro neozelandese si è affacciato sotto quota 0,561 dollari (), toccando nuovamente il minimo degli ultimi sette mesi.
Dal punto di vista tecnico qualche settimana fa è giunto un segnale importante, perché la media mobile a 50 periodi è scesa sotto quella a 200 periodi. Ciò invia un messaggio fortemente ribassista al mercato. Il prossimo livello di supporto è su quota 0,553 (minimi del mese di gennaio) e oltre ancora il minimo annuale di 0,548.

















