Mentre la maggior parte delle valute continua a rosicchiare terreno sul dollaro americano, quello australiano invece va in discesa. Colpa dei dati sul lavoro, che hanno deluso le aspettative e riacceso i timori di una frenata economica.
L’Australian Bureau of Statistics ha evidenziato che il tasso di disoccupazione è aumentato più del previsto al 4,5%, al di sopra sia del dato rivisto al rialzo di agosto che del consenso del 4,3%. Si tratta del tasso di disoccupazione più alto dal novembre 2021, con un aumento del numero di disoccupati di 33.900 unità, che ha portato il totale a 684.000, il più alto dall’ottobre 2021.
L’occupazione è invece aumentata di appena 14.900 unità, al di sotto delle previsioni di un aumento di 17.000 unità, dopo una perdita rivista al rialzo di 11.800 unità ad agosto, che è stato il primo calo in tre mesi.
I dati hanno segnalato un ulteriore allentamento del mercato del lavoro, aumentando la convinzione del mercato che la Reserve Bank possa riprenderà i tagli dei tassi già il mese prossimo, dopo averli lasciati stabili nell’ultima riunione al 3,6%, livello più basso da aprile 2023.
Gli investitori ora valutano una probabilità del 71% di allentamento, rispetto al 40% prima della pubblicazione.
Questo ha finito per indebolire il dollaro australiano, che è sceso sotto 0,650 rispetto al dollaro (), invertendo i guadagni della sessione precedente. Il cambio tra le due valute ha di recente tagliato al ribasso la media mobile a 50 periodi, e adesso si sta avvicinando a quella di lungo periodo (200 periodi) che agisce da supporto.
L’attenzione si sposta ora sui dati sull’inflazione del terzo trimestre, previsti tra meno di due settimane, che saranno fondamentali per definire le aspettative per la riunione politica di novembre.

















