Nervosismo e sollievo. Il commercio internazionale della Cina manda in altalena l’umore degli investitori e fa lo stesso con lo yuan, in leggero recupero a inizio settimana rispetto a dollaro ().
Prima del weekend, le uscite di Trump avevano innescato un forte nervosismo sui mercati. Il presidente USA aveva minacciato di imporre un’ulteriore tariffa del 100% sui beni cinesi, in risposta ai nuovi controlli sulle esportazioni di Pechino sui minerali delle terre rare. Pechino, dal canto suo, aveva promesso ritorsioni. Ricordiamo che al momento c’è una “tregua tariffaria” che scadrà intorno al 9 novembre.
Qualche segnale di schiarita è giutno poi proprio da Trump, che tramite il social “Truth” ha espresso ottimismo sulle relazioni commerciali con la Cina, riaprendo anche all’ipotesi di un incontro con il presidente Xi Jinping alla fine di questo mese.
Oltre a questo tira e molla di stampo politico, ci sono poi i dati macro sul commercio pubblicati dall’ufficio di statistica di Pechino a inizio settimana. L’export è aumentato dell’8,3% su base annua (oltre le aspettative), raggiungendo un massimo di sette mesi, poiché i produttori cinesi hanno continuato a diversificarsi in nuovi mercati al di fuori degli Stati Uniti.
Analogamente, le importazioni cinesi sono aumentate del 7,4% su base annua: il massimo di sette mesi e oltre le aspettative del mercato.
Il surplus commerciale della Cina è però stato al di sotto delle aspettative.
Dopo la perdita di terreno della settimana scorsa, lo Yuan è tornato a viaggiare attorno quota 7,14 per dollaro. Il cambio continua a testare la media mobile a 50 periodi che sta agendo da resistenza, resa ancora più robusta dalla presenza di un livello di supporto statico attorno quota 7,15.
Dall’inizio dell’anno la valuta cinese ha guadagnato circa il 3% rispetto al biglietto verde.

















