La marcia la rialzo dello yuan cinese spinge la valuta di Pechino sui massimi di 10 mesi rispetto al dollaro, nonostante l’avvio di settimana sia stato caratterizzato dai dati deludenti sull’import/export.
Le esportazioni cinesi sono aumentate solo del 4,4% su base annua, al di sotto delle previsioni di un aumento del 5% e segnando il ritmo più debole in sei mesi.Sono crollate soprattutto le spedizioni verso gli Stati Uniti (-33%) a causa della pressione tariffaria. I dati deboli hanno mantenuto vive le richieste di ulteriori stimoli fiscali nel quarto trimestre, in attesa di una svolta dai colloqui bilaterali tra le due superpotenze economiche.
Tuttavia, lo yuan si è ripreso subito e ha spinto il cambio sotto quota 7,12, come non accadeva da novembre 2024. Il rapporto tra le due valute ha tagliato al ribasso la media mobile a 50 periodi sul finire di agosto, e da allora si sta avvicinando al supporto statico di 7,09.
Gli ultimi guadagni della valuta di Pechino sono stati innescati dalla debolezza del dollaro (per le crescenti aspettative di tagli FED) e dal fixing ufficiale della PBOC, che ha fissato il punto medio giornaliero a 7,1008 per dollaro, ben al di sotto delle previsioni di mercato.
Domani verranno resi noti i dati sui prezzi al consumo di agosto, che dovrebbero riaccendere le preoccupazioni deflazionistiche. Nel frattempo, Pechino sta facendo pressione sull’ASEAN per finalizzare un patto commerciale aggiornato entro la fine dell’anno per contrastare i dazi statunitensi e rafforzare le esportazioni.

















