Conosciamo l’oro come un tradizionale bene rifugio, quello al quale gli investitori si rivolgono in tempi incerti. Il mercato azionario invece è tipicamente un terreno più adatto a chi ama il rischio. Sono due mondi apparentemente divergenti, eppure in questo momento entrambi stanno correndo.
L’oro ha già messo a segno ventotto nuovi massimi nel 2025 e continua ad aggiornare i suoi record. Ma anche il mercato azionario sta correndo forte da diverso tempo.
Un paradosso che viene analizzato da Gabriel Debach, esperto di .
“I motori di questa corsa sono chiari. Il primo è ciclico: i mercati prezzano con probabilità vicina al 90% un taglio dei tassi già a settembre. Rendimenti reali più bassi sostengono borse e oro allo stesso tempo.
Il secondo è politico: la pressione della Casa Bianca sulla Fed ha riacceso i dubbi sull’indipendenza della banca centrale. Le tariffe e le dispute commerciali hanno aggiunto ulteriore instabilità. E nel quadro globale, le strette di mano tra Putin, Modi e Xi Jinping segnalano un asse sempre più distante da Washington, mentre in Europa pesa il rischio fiscale francese. Tutti segnali che non sono che punte visibili di un iceberg ben più profondo.
Il terzo è valutario: il dollaro più debole rende l’oro più conveniente.
Il quarto è istituzionale: banche centrali da Pechino a Nuova Delhi, da Ankara a Varsavia, continuano ad accumulare scorte, consolidando il ruolo dell’oro come asset di riserva.
Il quinto è comportamentale: gli investitori giocano su due tavoli, cavalcano il ciclo e l’AI per la crescita, ma comprano oro per proteggersi da fragilità sistemiche”.

Il risultato è sotto gli occhi di tutti, sottolinea l’analista di : il metallo prezioso ha raggiunto i 3.500 dollari, mentre lo S&P 500 ha già registrato venti chiusure record nel 2025. “Due mercati che corrono insieme, ma per ragioni diverse“.
La trasformazione dell’oro e un equilibrio precario
L’aspetto che evidenzia l’esperto di è la trasformazione del ruolo dell’oro. “Non è è più soltanto coperta contro l’imprevisto. È diventato il linguaggio con cui i portafogli parlano di rischio sistemico, il suo ruolo di riserva cresce di trimestre in trimestre“.
Tuttavia, se oggi come oggi la correlazione storica tra oro e azionario è prossima allo zero, questo equilibrio è molto precario. “Le azioni corrono sulla narrativa di un soft landing, trainate dalla tecnologia e dalla discesa dei tassi reali. L’oro sale perché prezza i rischi sistemici. Sono due motori che spingono insieme ma per ragioni diverse. Finché il carburante resta abbondante, il volo può continuare. Ma basta una turbolenza per costringere uno dei due a rallentare”.

















