Nessuna sorpresa dalla Banca centrale cinese (PBoC), che confermato i tassi di interesse per famiglie e imprese. Il tasso primario di riferimento sui prestiti a un anno (Loan prime rate, LPR) è stato mantenuto al 3%, ed anche il tasso LPR a cinque anni, utilizzato per i mutui ipotecari, resta al 3,5%, ossia il minimo storico.
Questa decisione ha fatto seguito al taglio dei tassi di 10 punti base deciso dalla PBoC il mese scorso, per allentare la pressione economica derivante dal potenziale impatto dei dazi statunitensi. Di recente le principali banche statali hanno abbassato i tassi sui depositi.
Questa mossa non ha spostato granché lo yuan, che è attorno 7,18 per dollaro (). Negli ultimi tempi si è formata una zona di supporto su quota 7,17, che ha impedito alla valuta cinese di guadagnare ulteriore terreno.
Mancano possibili motivi di slancio, visto che gli ultimi dati economici cinesi sono stati contrastanti (le vendite al dettaglio sono aumentate al ritmo più rapido in oltre un anno a maggio, la produzione industriale ha avuto la crescita più debole in sei mesi).
Inoltre sul fronte interno gli investitori sono rimasti delusi dalla mancanza di segnali politici concreti dal Lujiazui Forum di questa settimana, con l’attenzione che ora si sposta sulla prossima riunione del Politburo di luglio per indicazioni più chiare sulle misure di sostegno economico.
A indurre prudenza è soprattutto la tensione in Medio Oriente, dopo che Trump ha fissato un ultimatum di due settimane all’Iran per negoziare la fine del programma nucleare, minacciando un intervento militare in caso contrario. Questo scenario coinvolge anche Pechino, che finora si è astenuta dall’offrire a Teheran qualsiasi assistenza sostanziale, oltre al mantenimento di regolari legami commerciali.
La cautela del mercato deriva anche dall’incertezza commerciale in corso, poiché i dettagli dell’accordo quadro USA-Cina devono ancora essere determinati.

















