Mentre le piazze finanziarie cinesi sono chiuse per la festa dei Lavoratori, lo yuan aggiorna i massimi di 6 mesi rispetto al dollaro (), trascinato dalla debolezza del biglietto verde e dalle speranze di una de-escalation commerciale.
Il ministero del Commercio cinese sta prendendo in considerazione la proposta di Washington di colloqui sui dazi del 145%, segnando il primo vero segno di progresso tra le due parti da quando Donald Trump ha aumentato i dazi il mese scorso. Tuttavia, esistono ancora differenze significative tra le due parti.
Dal canto suo, Trump – nel corso di un’intervista rilasciata domenica – ha ribadito la sua convinzione che la Cina voglia un accordo.
Settimana scorsa Pechino ha esentato diversi settori dal pacchetto tariffario reciproco del 125% nei confronti degli Stati Uniti, per stimolare i flussi di merci (dopo che i dati hanno evidenziato il crollo sui minimi di 3 anni degli ordini di esportazione per i produttori cinesi). La volontà di Pechino di negoziare può derivare sia dal rallentamento della crescita economica, sia dalla crescente pressione da parte della comunità imprenditoriale, che soffre di incertezza e aumento dei costi.
Intanto sul fronte valutario il cambio si affaccia sotto quota 7,20, sui minimi di 6 mesi. Adesso il rapporto tra le due valute si trova al test della Ema200, che agisce in qualità di supporto.
Lo yuan è stato sostenuto dalle speranze di un aumento dei consumi, dato che Pechino promette stimoli più aggressivi. Anche le speculazioni secondo cui Trump avrebbe fatto pressioni sui paesi asiatici per rafforzare le loro valute rispetto al dollaro, hanno offerto ulteriore sostegno allo yuan.

















