Al termine della riunione di politica monetaria di maggio, la Banca centrale del Giappone mantiene i tassi invariati e riduce le stime di crescita a causa dell’incertezza sui dazi Usa. E questo scenario finisce per indebolire lo Yen rispetto al dollaro ().
Con una decisione unanime, l’istituto guidato da Kazuo Ueda ha deciso che il costo del denaro resterà allo 0,5%, livello più alto dal 2008.
La banca centrale aveva alzato i tassi a marzo dello scorso anno, per la prima volta dal 2007, mettendo la parola fine all’era dei tassi negativi. Altre due strette erano stata fatta a luglio 2024 e inizio 2025.
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Secondo la BoJ, i dazi di Trump (con il quale Tokyo sta negoziando) potrebbero frenare la crescita economica. Ciò inciderebbe sulle future mosse politiche. Per questo secondo gli analisti il percorso verso la normalizzazione della politica monetaria potrebbe richiedere più tempo del previsto.
L’incertezza sui negoziati con gli USA spinge le grandi aziende esportatrici nipponiche a posticipare gli aumenti salariali, che sono considerati dalla BoJ l’elemento decisivo per un ritocco del costo del denaro.
Nelle sue prospettive trimestrali, la BoJ ha abbassato le sue previsioni di crescita del PIL per il 2025 allo 0,5% (a gennaio era all’1,0%), per il 2026 allo 0,7% (dal precedente 1,0%).
La BoJ ha anche tagliato le sue previsioni di inflazione core per l’anno fiscale 2025 al 2,2% dal 2,7% e prevede che diminuirà ulteriormente all’1,7% nell’anno fiscale 2026 prima di salire all’1,9% nell’anno fiscale 2027. Nel frattempo, si prevede che l’inflazione complessiva si aggirerà intorno al 2% fino all’anno fiscale che si concluderà a marzo 2028.
La prospettiva di un percorso più cauto sui rialzi dei tassi della BoJ e l’accenno di Trump a progressi nei colloqui commerciali bilaterali stanno penalizzando lo Yen, che perde decisamente quota rispetto al dollaro ().
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Come possiamo vedere sulla piattaforma di investimento , il cambio è salito oltre 145, dopo aver concretizzato un rimbalzo sul supporto a 139,5 circa nei giorni scorsi.
La strada è libera fino alla prossima resistenza dinamica (la Ema50) attualmente su quota 146, mentre l’ resta ancora distante la Ema200 che descrive la tendenza a lungo termine (che al momento resta ribassista).

















