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Dollaro yo-yo, brusca marcia indietro dopo l’inflazione USA. Index sui minimi di 6 mesi

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Cala più del previsto l’indice dei prezzi al consumo, dando spazio alla FED per altri tagli dei tassi

I mercati finanziari continuano a sembrare un pugile stordito che, dopo tanti colpi subiti, fatica a ritrovare l’equilibrio.
Così il giorno dopo l’annuncio a sorpresa di Trump sulla sospensione dei dazi per 90 giorni (tranne che per la Cina), il dollaro crolla di nuovo parallelamente al calo dei rendimenti dei Treasuries, che probabilmente sono la prima ragione dell’improvvisa marcia indietro del tycoon.

Il scende a 101,4, toccando il minimo degli ultimi 6 mesi. Il calo del biglietto verde si riflette nella corsa delle altre valute principali. Il cambio supera quota 1,11 per la prima volta dalla fine di settembre 2024.


La temporanea riduzione dei pesanti dazi per decine di paesi, che scendono al 10%, si è accompagnata all’aumento di quelli sulla Cina, dove le tariffe sono passate dal 104% al 125%. Non è un caso che proprio il cambio dollaro-Yuan () sia quello con le variazioni minori (-0,3%).
Proprio il rapporto con la Cina resta uno dei maggiori motivi di preoccupazione per i mercati perché in risposta a Trump, Pechino ha aumentato i dazi aggiuntivi sui prodotti americani all’84% e imposto restrizioni a 18 aziende statunitensi, a partire da oggi.


Se la mezza schiarita sul fronte della guerra commerciale ha ridotto i timori di una recessione globale, riducendo l’appeal del dollaro nella veste di bene rifugio, un altro colpo al dollaro l’hanno dato i report sull’inflazione.
L’indice dei prezzi al consumo (CPI) di marzo è aumentato meno del previsto (2,4% contro 2,8% di febbraio, al di sotto del 2% atteso). Il dato annuale core è stato 2,8%, in calo rispetto al 3% precedente. Con un’inflazione più bassa del previsto, la FED potrebbe avere più spazio per tagliare i tassi di interesse quest’anno, vista la probabile tempesta che si abbatterà sull’economia USA.

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