Comincia in tono blando la settimana sul mercato valutario, in assenza di grandi spunti macro. Il dollaro statunitense rimane in stallo, in attesa di avere un quadro più chiaro sulle mosse di Trump e della FED. Questo clima di cautela si riflette anche sulle altre valute principali.
Il cambio ad esempio, rimane nelle vicinanze di quota 0,635, e dopo aver tagliato la Ema50 un paio di settimane fa sembra aver esaurito un po’ di slancio. Resta però in prossimità dei massimi da dicembre scorso.
Gli investitori attendono i dati mensili sull’inflazione per avere ulteriori indicazioni sulle prossime mosse della RBA. La scorsa settimana l’istituto centrale ha tagliato il tasso di interesse di 25 bps, portandolo al 4,1% come previsto, ma ha segnalato cautela su ulteriori tagli, perché ci sono ancora rischi che l’inflazione possa risalire.
Il governatore Michele Bullock ha inoltre sottolineato che lo spazio per ulteriori tagli è limitato. I mercati attualmente vedono solo una piccola possibilità di un taglio ad aprile.
La prudenza dei mercati è indotta anche dalle tensioni commerciali, che penalizzano soprattutto le valute considerate ‘a maggior rischio’ (dal momento che sono fortemente legate alle materie prime), come appunto il dollaro australiano. In special modo preoccupano i rapporti tesi con la Cina, che è il più grande mercato di esportazione dell’Australia. Qualsiasi escalation nelle tariffe potrebbe minare la domanda di materie prime australiane.