Il ritorno dell’appetito al rischio sui mercati ed anche alcuni dati macro (nazionali e stranieri) consentono al dollaro neozelandese di risalire verso 0,56 USD, rimbalzando dal minimo di due anni toccato pochi giorni fa.
La coppia beneficia anzitutto dell’aumento della propensione al rischio, in seguito alle notizie secondo cui il team economico del presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump considera un graduale aumento delle tariffe di importazione.
A spingere il dollaro kiwi ci sono anche le misure della Cina a sostegno dello yuan, come gli aggiustamenti del controllo di capitale, insieme a forti dati commerciali che hanno superato le aspettative, hanno fornito ulteriore sostegno al dollaro neozelandese. Ricordiamo che la Cina è il principale partner commerciale della Nuova Zelanda.
Inoltre, grazie ai recenti tagli dei tassi di interesse, la fiducia delle imprese in Nuova Zelanda ha registrato un netto recupero nel quarto trimestre del 2024, raggiungendo il livello più alto dal secondo trimestre del 2021. Tuttavia, l’attività commerciale delle imprese rimane contenuta, riflettendo le continue sfide nelle condizioni della domanda.
Il cambio sale così oltre 0,56, nonostante le pressioni al ribasso dopo che i trader hanno ridimensionato le scommesse su ulteriori tagli dei tassi di interesse della Federal Reserve, dopo un robusto rapporto sull’occupazione negli Stati Uniti.
Recentemente il dollaro Kiwi (reduce da 6 settimane di perdite) è stato gravato anche dalle continue aspettative che la Reserve Bank of New Zealand taglierà il tasso di interesse del 4,25% di 50 punti base a febbraio e ulteriormente al 3% entro la fine dell’anno. Attualmente, i mercati scontano con una probabilità dell’82% un taglio dei tassi di 50 punti base da parte della Reserve Bank of New Zealand nella prossima riunione di febbraio.

















