La situazione economica del Canada, caratterizzata da crescente disoccupazione e crescita lenta, continua ad alimentare le preoccupazioni degli investitori. Tutto questo si ripercuote sul dollaro canadese, che va in discesa e torna sui livelli più bassi da marzo 2020 rispetto al dollaro USD.
Il governo canadese ha rivisto le aspettative di crescita del PIL, abbassandole all’1,7% per il 2025 (rispetto al precedente 1,9%) e al 2,1% per il 2026 (rispetto al 2,2%).
Ad alimentare il clima nervoso ci sono anche le dimissioni del ministro delle Finanze Chrystia Freeland, a causa dei disaccordi sulla gestione dei potenziali dazi statunitensi. L’ormai ex ministro ha svolto un ruolo fondamentale nel preservare la stabilità fiscale del Paese.
Oggi intanto sono arrivati numeri a tine miste riguardo l’inflazione. A novembre il tasso annuale è stato 1,9%, in calo rispetto al 2% del mese precedente e anche al di sotto delle aspettative del mercato del 2%. Rispetto al mese precedente, l’IPC canadese è rimasto invariato.
Tuttavia la media troncata del tasso core è rimasta invariata al 2,7%, mentre ci si aspettava una discesa al 2,5%.
Questa persistenza dell’inflazione limita l’entità dei tagli dei tassi che la Bank of Canada potrebbe apportare per stimolare la crescita economica. La banca centrale ha recentemente ridotto il suo tasso di riferimento chiave di ben 50 punti base al 3,25%, ampliando così il differenziale di tasso di interesse con gli Stati Uniti, e diminuendo l’attrattiva della valuta canadese. Il cambio è salito a 1,43, livello più alto da marzo 2020.
I mercati aspettano adesso di conoscere l’annuncio della politica monetaria della Federal Reserve, mercoledì, che si prevede abbasserà i tassi di 25 punti base, ma i trader si concentrano principalmente sulle proiezioni economiche aggiornate per le prospettive del prossimo anno.

















