Comincia malissimo la settimana dello yen giapponese, che scivola sui minimi di tre mesi rispetto al dollaro americano, dopo l’esito delle elezioni generali.
La coalizione di governo formata dal Partito Liberal Democratico (PLD) e dal suo partner di coalizione Komeito (partito buddista) ha perso la maggioranza che deteneva ininterrottamente dal 2012, facendo aumentare le incertezze politiche ed economiche (cosa insolita per un Paese abituato a una eccezionale stabilità).
Le elezioni in Giappone erano state indette dal primo ministro Shigeru Ishiba, nominato capo del governo in seguito alle dimissioni di Fumio Kishida. Ishiba avrebbe potuto godere di una maggioranza schiacciante in parlamento, ma per dare legittimità alla sua leadership, indebolita da scandali su presunti fondi politici irregolari, aveva deciso di indire nuove elezioni appena un mese fa.
Questo scenario politico complica anche i programmi di normalizzazione di politica monetaria da parte della banca centrale BoJ, che potrebbe avere più difficoltà nell’alzare i tassi di interesse (l’istituto si riunirà in meeting giovedì).
Il cambio è così salito oltre quota 153, toccando il livello più alto in quasi tre mesi. La debolezza dello yen ha provocato un nuovo intervento verbale da parte delle autorità giapponesi la scorsa settimana.
Lo Yen sta subendo anche la pressione di un dollaro forte, per via delle aspettative di tagli più cauti dei tassi da parte della Fed e le possibilità sulla vittoria di Trump alle elezioni del 5 novembre.
Intanto il rendimento del decennale giapponese aumenta a circa lo 0,97%, rimbalzando dal minimo di due settimane.