Il Dipartimento del Lavoro americano ha mostrato che l’occupazione negli Stati Uniti è aumentata molto più del previsto nel mese di febbraio. Ma neppure questi dati confortanti sono serviti a tenere a galla il dollaro, trascinato giù dalle preoccupazioni sulla diffusione del Coronavirus negli States, tanto che la coppia scende sui minimi dallo scorso giugno.
Dati sul lavoro
I Non Farm Payrolls sono cresciuti di 273.000 unità, mentre le previsioni degli economisti erano per una crescita di circa 175.000 posti di lavoro.
Il tasso di disoccupazione è sceso inaspettatamente al 3,5%, mentre si pensava sarebbe rimasto invariato. Su base annuale intanto i salari sono saliti del 3,0%, centrando le aspettative.
Cala il dollaro
Malgrado queste cifre molto positive sul lavoro, sui mercati valutari è continuata la vendita di dollari.
Il cambio ha evidenziato un po’ di volatilità ma è giunto oltre quota 1,130, guadagnando oltre mezzo punto percentuale e toccando i massimi di 8 mesi (giugno 2019).
Il biglietto verde è sceso a un minimo di più di 2 settimane di 1,3026 contro la sterlina () per poi stabilizzarsi.
Il dollaro ha toccato il minimo di più di 6 mesi di 104,99 contro lo yen () ed è scivolato al minimo di 2 anni di 0,9338 contro il franco ().
FED verso un altro taglio dei tassi?
La mancata reazione del dollaro ai dati implica che gli investitori ormai credono in una Federal Reserve sempre più accomodante per la diffusione del coronavirus e meno legata ai dati macroeconomici.
Gli investitori sono convinti chela FED potrebbe effettuare un ulteriore taglio dei tassi di interesse nella riunione di metà marzo.
A tal proposito, il presidente della Fed di New York, John Williams, ha dichiarato che l’epidemia di coronavirus comporta rischi per l’economia degli Stati Uniti, e che la banca centrale è pronta ad agire secondo necessità. Come lui la pensa il presidente della FED Minneapolis, Neel Kashkari, che ha dichiarato che la Fed potrebbe tagliare ulteriormente i tassi.