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Cina, inflazione più bassa da un anno (assist per la PBoC). Yuan in calo

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La frenata dei prezzi toglie pressione alla People’s Bank of China e amplia la divergenza rispetto alla FED

L’inflazione scende molto di più del previsto in Cina. A febbraio il tasso annuale è stato dell’1,0%, in netto calo rispetto al 2,1% del mese precedente, e anche molto meno di quanto si aspettavano gli analisti (1,9%).

Si tratta della stampa più bassa dal febbraio 2022, con i prezzi di prodotti alimentari e non alimentari in forte rallentamento, poiché i consumatori sono rimasti cauti nonostante la rimozione della politica zero-COVID.

I prezzi al consumo core, esclusi i prezzi volatili di cibo ed energia, sono aumentati dello 0,6% su base annua, il minimo in 3 mesi, dopo aver guadagnato l’1,0% a gennaio. Su base mensile, i prezzi al consumo sono scesi inaspettatamente dello 0,5%, il primo calo in 3 mesi , rispetto al consenso di un aumento dello 0,2% e dopo una crescita dello 0,8% in precedenza.

Scendono anche i prezzi alla produzione (1,4% su base annua rispetto al calo dello 0,8% del mese precedente). Questo è stato il quinto mese consecutivo di deflazione dei produttori, segnando il più forte calo dei prezzi alla produzione da novembre 2020.

La discesa dell’inflazione toglie pressione alla PBoC (People’s Bank of China), che già da sei meeting consecutivi non ritocca i tassi di interesse. Tutto questo però provoca una divergenza rispetto alla FED, che invece dovrebbe accelerare di nuovo fino a una stretta di 50 pb nel prossimo meeting di fine marzo.

Per questo lo yuan cinese si indebolisce, con il cambio che si aggira attorno al livello psicologico chiave di 7,00, tornando ai livelli più bassi in due mesi.
La debolezza della valuta cinese era stata innescata anche dalla recente delusione per un obiettivo del PIL blando, fissato dal Congresso nazionale del popolo.

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