I progressi nella trattativa negoziale con gli USA e la ripresa economica stanno dando sostegno allo yuan, che negli ultimi tempi si è spinto verso i livelli più alti dallo scorso agosto, quando Trump accusava Pechino di operare delle svalutazioni competitive della propria valuta.
Lo yuan torna a respirare
Gli investitori stanno recuperando fiducia nella moneta cinese, che ha superato (al ribasso) il livello chiave di 6.95 per dollaro (UsdCnh) ed è tornata sotto la media mobile a 200 giorni.
Da quando ad agosto la coppia USDCNH è salita per la prima volta in 11 anni oltre quota 7, spingendosi poi verso 7.19, la valuta cinese ha cominciato un lento percorso di apprezzamento, sia pure a fasi alterne.
E adesso lo scenario è molto diverso rispetto a mesi fa.
Come possiamo vedere sulla piattaforma , la coppia dopo aver infranto al ribasso il 38,2% Fibonacci, sta ora testando il 50% (un primo tentativo è fallito proprio in chiusura del mese di dicembre). Gli analisti, che erano in prevalenza orientati su un ulteriore rialzo sullo yuan, avevano quindi ragione.
Progressi nella trade war e dati macro
Il ritorno della propensione al rischio in Cina è frutto del crescente ottimismo riguardo ai negoziati tra Pechino e Washington, che potrebbero firmare un accordo commerciale la settimana prossima.
Anche il momentum sta migliorando nell’economia cinese, con i dati recenti che mostrano una ripresa nel settore manifatturiero nazionale proseguita a dicembre.
Gli investitori cinesi si aspettano inoltre un maggiore sostegno da parte della banca centrale in vista di una forte carenza di liquidità a gennaio. A tal proposito, qualche giorno fa è entrato in vigore il nuovo tasso di riserva RRR che le banche devono detenere (da 13% a 12,5%), in questo modo la PBoC consentirà il rilascio di circa 800 miliardi di yuan ($ 114,91 miliardi) in fondi per sostenere l’economia in rallentamento.