Dopo aver raggiunto il livello maggiore da 3 mesi a questa parte, lo Yuan cinese ha perso quota in questo inizio di settimana. Il cambio si è infatti riavvicinato alla soglia psicologica di 7,00, affrontando una rinnovata pressione.
Le preoccupazioni degli investitori derivano dal pericolo di una impennata di casi COVID nella seconda economia mondiale, che potrebbe avvenire dal momento che le restrizioni governative vengono via via rimosse. Una eventualità del genere provocherebbe la frenata dell’attività economica, legato soprattutto l’aumento delle infezioni nelle principali città.
Nel frattempo, gli ultimi dati hanno mostrato che i prezzi annuali al consumo in Cina sono aumentati dell’1,6% a novembre, il ritmo più lento in otto mesi, mentre i prezzi alla produzione sono scesi dell’1,3% per il secondo mese consecutivo di contrazione.
Anche il surplus commerciale del paese è stato inferiore alle stime a novembre a causa della debolezza dei consumi interni e dell’indebolimento della domanda esterna.
Sulle prospettive del cambio inciderà soprattutto quello che accadrà nei prossimi giorni. Negli USA verrà prima reso noto il dato sull’inflazione americana, poi mercoledì ci sarà la decisione sui tassi di interesse da parte della Federal Reserve.
Anche se si dà per scontato che la banca centrale statunitense alzerà i tassi di interesse di 50 punti base, l’attenzione si concentrerà sulle proiezioni economiche aggiornate della banca e sulla conferenza stampa del presidente della Fed Jerome Powell.
Se andrà avanti l’inasprimento della politica monetaria statunitense, allora lo Yuan continuerebbe a muoversi sotto pressione.

















