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Giappone, inflazione debole (e Yen troppo forte). BoJ sotto pressione, taglio dei tassi ipotesi concreta

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L'economia nipponica continua a frenare e la Bank of Japan potrebbe intervenire onde evitare una brusca recessione economica

Non arrivano buone notizie da Tokyo per l’economia giapponese. L’inflazione di base è infatti rimasta ai minimi di due anni a luglio, mettendo ulteriore pressione sulla Bank of Japan che presto potrebbe intervenire onde evitare una brusca recessione economica.

Inflazione al palo, lontanissima dal target

Secondo gli ultimi dati resi noti dall’ufficio di statistica, l’indice dei prezzi al consumo di base – che include i prodotti petroliferi ma esclude i prezzi dei prodotti alimentari freschi – è aumentato dello 0,6% a luglio su base annua, in linea con le attese e con il dato del mese precedente. Si tratta del ritmo di crescita più lento da luglio 2017.
Anche l’inflazione “core-core”, che esclude gli effetti dei costi alimentari ed energetici, è aumentato dello 0,6% a luglio rispetto all’anno precedente.

Questi dati confermano che la Bank of Japan è ben distante dal proprio obiettivo di dinamica dei prezzi al 2%, sebbene non sia in deflazione. L’economia giapponese sta risentendo del crollo delle esportazioni a seguito della guerra commerciale USA-Cina e del rallentamento della domanda globale.

BoJ verso ampliamento dello stimolo?

Questa situazione sta mettendo sempre più pressione sulla BoJ, in un contesto in cui le maggiori banche centrali mondiali stanno valutando la possibilità di mettere sul piatto ulteriori stimoli per la crescita economica.
In effetti, lo stesso istituto giapponese nell’ultima riunione politica si è impegnato ad espandere lo stimolo nel caso in cui si fosse prolungato il rallentamento globale, minacciando di far deragliare la ripresa economica del Giappone.

Nel corso del secondo trimestre la terza economia mondiale è cresciuta dell’1,8% su base annua, grazie ai solidi consumi delle famiglie e agli investimenti delle imprese. Ma nonostante i segnali di forza interni, c’è bisogno di una ripresa della domanda globale per sostenere le prospettive di crescita giapponesi.
A luglio le esportazioni sono scivolate per l’ottavo mese (preoccupa soprattutto il calo verso la Cina, 9,3% su base annua), e la fiducia dei produttori giapponesi è diventata negativa per la prima volta dall’aprile 2013, secondo l’indagine di Reuters Tankan. Inoltre il Pmi manifatturiero si è attestato a 49,5 punti, ancora in fase di contrazione (sotto il livello i 50 punti).

L’apprezzamento dello Yen contro USD ed EUR

Sono cresciute le possibilità che la BoJ intervenga ancora sui tassi di interesse, che sono al livello negativo da gennaio 2016 (-0,1%). Tanto più perché se lo Yen si sta rafforzando a un livello scomodo.

Anche se oggi la valuta giapponese perde quota a causa dell’aumento delle aspettative dovish della Bank of Japan, la coppia ha perso quasi 3 punti percentuali nell’ultimo trimestre (aggirandosi verso i massimi di un anno e mezzo a 105,78) come possiamo vedere sulla webtrader .

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Nei confronti dell’euro () il progresso della valuta giapponese sfiora i 4 punti percentuali.
Ben più corposo l’apprezzamento nei confronti della sterlina britannica, che nel corso dell’ultimo semestre sfiora il 10% a causa delle ripercussione della questione Brexit sulla valuta britannica.

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