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Cina, la crescita c’è ma rallenta. Le tensioni con gli USA “bloccano” l’Usd-Cny

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Il PIL cresce ma meno del previsto e cala anche la produzione industriale. Trump intanto lancia accuse infondate via Twitter

L’economia cinese prosegue lungo il percorso di crescita, ma senza dubbio il passo rallenta. Secondo i dati pubblicati questa notte, la seconda economia più grande del mondo ha un PIL che marcia al 6,8% annuo, in linea con le stime e trainati dai consumi.
Cala il ritmo di crescita della produzione industriale, che passa dal 7,2% al 6% (meno del previsto), mentre le vendite al dettaglio salgono al +10,1%, ma meno delle aspettative.


Questi valori se messi a confronto con quelli dello scorso anno, evidenziano un calo nel ritmo di crescita dell’economia cinese. Probabilmente ciò è in buona parte effetto dello sforzi di Pechino di ridurre la leva finanziaria della propria economia. Uno sforzo che andrà ancora avanti per un bel po’ di tempo, incidendo anche in futuro sull’andamento della crescita.

Pochi giorni fa l’Ufficio nazionale di Statistica di Pechino aveva comunicato che il tasso d’inflazione ha rallentato al 2,1% annuo, dopo la brusca impennata precedente (fino a 2,9%). La discesa è stata maggiore delle previsioni (2,6%). Siamo quindi tornati molto al di sotto dell’obiettivo del governo di circa il 3%.

Nel frattempo la PboC ha comunicato di aver ridotto di un punto pieno il coefficiente di riserva obbligatoria per la maggior parte delle banche commerciali e straniere 8attualmente al 15% o al 17%). La liquidità “liberata” dal taglio della riserva servirà a rimborsare i finanziamenti a medio-lungo termine erogati dallo stesso istituto centrale.

Le notizie macro si intrecciano però necessariamente con il quadro geopolitico complesso, che vede la Cina e gli USA guerreggiare sui dazi. Pechino ha deciso di imporre nuove tariffe sulle importazioni di sorgo americano, pari al 178,6% (dopo che l’amministrazione Usa ha vietato alle aziende americane di fare affari con ZTE, produttore cinese di componenti per il settore delle tlc). La tensione rimane quindi altissima e questo invita i trader alla cautela.

Sul fronte valutario fanno intanto discutere le esternazioni di Donald Trump – ancora una volta – che ha accusato proprio la Cina (e la Russia) di svalutare le loro monete a scopo concorrenziale. Il che per certi versi fa sorridere, visto che da quando è in carica alla Casa Bianca la coppia UsdCny ha perso il 9,5% e che lo Yuan rimane la quarta valuta più performante nel panorama asiatico. Continua comunque la fase di oscillazione di questo cross che è in fase di congestione da giorni (oggi quota 6,280).

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