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BITCOIN a 32mila, altro crollo dopo il giro di vite in Cina

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Pechino richiama le banche e esorta allo stop alle criptovalute

Ancora una giornata di tribolazioni per Bitcoin e tutte le criptovalute. A innescare un nuovo movimento verso il basso sono le decisioni rigide delle autorità cinesi, che hanno voluto impartire una ulteriore stretta alle attività su e l’intero settore delle crypto.

La Banca centrale nazionale ha esortato le principali banche e piattaforme di pagamento on line a non assecondare i clienti che vogliono fare operazioni sulle criptovalute, e di indagare “in modo completo” sugli scambi.
Tra gli istituti convocati ci sono le maggiori banche cinesi (Industrial and Commercial Bank of China, Agricultural Bank of China, China Construction Bank, Postal Savings Bank e Industrial Bank) e nell’elenco c’è anche Alipay, la piattaforma di pagamenti online gestita dal gigante dell’e-commerce Alibaba.

Inoltre nella provincia sudoccidentale del Sichuan è stata ordinata la chiusura dei progetti di mining di Bitcoin, che potrebbe tagliare fuori il 90% delle capacità di mining del Dragone, nonché una grossa fetta di quello globale.

La nuova stretta di Pechino ha avuto un effetto pesante sul mercato.
è sceso in area 32 mila dollari, dove era già finito a inizio giugno prima che un rimbalzo (illusorio) lo spingesse di nuovo vicino ai 40mila.
La principale criptovaluta del mondo ha perso oltre il 20% solo negli ultimi sei giorni e ha ceduto metà del suo valore rispetto al picco di aprile di quasi 65.000 dollari.

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