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Volatilità del dollaro al 9,3% secondo JpMorgan. Siamo ai minimi da un anno

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I mercati hanno avuto il tempo per "prezzare" il rialzo dei tassi e la vittoria della Clinton alle presidenziali

L’indice di volatilità del dollaro è scivolato ad un livello che non si vedeva dallo scorso 8 dicembre. Secondo una stima di JPMorgan Chase & Co, siamo al valore del 9,3%, il più basso del 2016.
Perché le oscillazioni si sono ridotte? La ragione è duplice. I mercati infatti hanno avuto tempo e modo per “prezzare” adeguatamente sia il probabile rialzo dei tassi da parte della FED, che la vittoria della Clinton alle presidenziali.

Riguardo al primo fatto, gli analisti danno ormai quasi al 70% la probabilità che venga aumentato il costo del denaro negli States a dicembre. E siccome di questa ipotesi se n’è cominciato a parlare alcuni mesi fa, il mercato ha avuto tutto il tempo per adeguarsi e prepararsi a dovere.

Circa la situazione della presidenziali, vale un discorso simile. Il candidato democratico Clinton ha nel corso degli ultimi mesi ampliato il suo vantaggio contro il repubblicano Trump. Attualmente siamo al 50% contro il 38-40%, e questo ha contribuito a ridurre in modo progressivo l’incertezza politica sul destino degli USA.

L’indice di volatilità del dollaro continuerà a contrarsi – sostengono dalla Swissquote Bank – a mano a mano che la Clinton allargherà o consoliderà il suo vantaggio.
Il mercato sembra così aver già definito qual è la dimensione ottimale del dollaro, che non per niente si è andato rafforzando nell’ultimo periodo. Il Bloomberg Dollar Spot Index, che confronta il biglietto verde e le altre 10 valute principali, è aumentato dello 0.1% raggiungendo il livello più alto dal 16 marzo.

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