Giornata particolarmente intensa per i mercati valutari. Il discorso di Mario Draghi, che ha ribadito il programma di Quantitatie Easing fino a marzo 2017 («e anche oltre, se sarà necessario») e i dati in arrivo dagli USA riguardo le non farm payrolls, hanno tenuto gli investitori con le antenne drizzate.
Sullo sfondo, rimane poi la questione della Gran Bretagna, con le schermaglie riguardo alla procedura per dare concreta attuazione alla Brexit.
Il dato più atteso era senza dubbio quello in arrivo dagli USA. Il mercato del lavoro non viaggia secondo le aspettative degli analisti. La crescita degli occupati è molto al di sotto delle aspettative, e questo mina in modo forte le possibilità che la FED metta mano ai tassi di interesse a novembre.
Sul mercato valutario, il cross euro-dollaro rimane sostanzialmente stabile, mentre la valuta americana perde terreno nei confronti dello Yen, che segna un bel rialzo sulle altre major.
Il tracollo vero però è quello della sterlina. Rispetto alle altre major ha accusato ribassi che vanno dall’1% al 2% e oltre. Tantissimo. Vero è che stanotte c’è stata un “flash crash” involontario, ma resta il fatto che i timori di una hard Brexit stanno mettendo una pressione enorme sulla valuta britannica.
