Per la prima volta dall’aprile del 2018, la sterlina è riuscita a varcare la soglia di 1,41 contro il dollaro americano ().
A dare una spinta decisa alla valuta del Regno Unito è la prospettiva che l’economia britannica possa riaprire completamente quest’estate, poiché il primo ministro Boris Johnson ha svelato i piani per allentare le restrizioni.
Il Premier ha detto che la sua roadmap guiderà il governo “con cautela per eliminare irreversibilmente il blocco“. Essa prevede la riapertura delle scuole l’8 marzo e la revoca di tutte le restrizioni entro il 21 giugno.
Questo alimenta l’aspettativa di una ripresa economica più rapida, aiutata anche dal rapido ritmo delle vaccinazioni del Regno Unito e da un accordo commerciale post-Brexit con l’UE.
La corsa del cambio non ha trovato ostacolo nel dato macro riguardo al tasso di disoccupazione, salito al 5,1% nell’ultimo trimestre, ossia al livello più alto dall’inizio del 2016. Inoltre le vendite al dettaglio sono diminuite più del previsto.
Se la sterlina si irrobustisce, il dollaro invece non trova sprint. L’indice ha perso ulteriore terreno martedì, attestandosi intorno ai 90, poiché i rendimenti del Tesoro USA più elevati non sono riusciti a offrire un supporto al biglietto verde. In assenza di driver fondamentali significativi, il consolidamento delle aspettative per una massiccia spesa fiscale negli Stati Uniti e la Fed estremamente accomodante, hanno allontanato i flussi dal biglietto verde. Inoltre, un ampio deficit di bilancio e delle partite correnti ha reso la valuta statunitense un investimento sempre meno attraente.
