Grazie ad una settimana positiva, con un guadagno che si aggira sul punto percentuale, il Dollaro riesce ad affacciarsi su nuovi massimi di 6 mesi, anche se poi fa marcia indietro e cede i suoi guadagni giornalieri.
La spinta al biglietto verde è arrivata soprattutto dal clima di avversione al rischio che sta caratterizzando i titoli azionari e le criptovalute legate all’intelligenza artificiale, un tema che tiene acceso il dibattito sul “rischio bolla”.
Sul fronte macroeconomico giungono intanto segnali contrastanti dall’occupazione. C’è stata un’accelerazione dell’occupazione, ma anche un aumento del tasso di disoccupazione (4,4%, il più alto degli ultimi quattro anni). Questi dati indicano un mercato del lavoro in raffreddamento ma ancora ampiamente resiliente.
Oggi invece l’indice PMI manifatturiero è sceso a 51,9, toccando il minimo degli ultimi quattro mesi, ma indicato comunque un miglioramento delle condizioni operative delle fabbriche per la decima volta negli ultimi undici mesi.
Di fronte a questo quadro a tinte miste, il mercato aveva rafforzato la sua opinione che la Fed lascerà immutata la politica monetaria a dicembre, innescando così un ulteriore rialzo del , salito a 100,3 , livello più alto da maggio.
Tuttavia in seguito il presidente della Fed di New York, John Williams, ha segnalato che la banca centrale potrebbe avere margini di manovra per allentare la politica monetaria a breve, con l’indebolimento del mercato del lavoro. Questo ha risollevato le probabilità di un taglio a dicembre, ora al 71%, riportando il Dollar Index in area 100.
Nel frattempo il rendimento dei titoli del Tesoro statunitensi a 10 anni è sceso al 4,06%, il livello più basso da fine ottobre.
