Dall’inizio di ottobre il settore delle criptovalute ha cominciato a subire una pressione crescente, che ha spazzato via oltre un trilione di dollari di capitalizzazione.
Questa svendita è costata al Bitcoin circa il 20% dal prezzo (calcolato dal record oltre 125mila dollari). Addirittura la regina delle crypto si era affacciata temporaneamente sotto la soglia dei 100.000 dollari, per la prima volta dalla scorsa estate.
Ma cosa riserva il futuro?
Se dovessimo basarci soltanto sullo scenario attuale, non si potrebbe nutrire troppo ottimismo in e compagnia. Gli ETF spot su BTC negli Stati Uniti hanno visto uscire oltre 2 miliardi di dollari in poco tempo (uno dei deflussi più grandi mai avvenuti) e anche molte “balene” hanno iniziato a vendere, aggravando la pressione sul mercato.
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Anche il quadro tecnico di Bitcoin dipinge un quadro opaco. Come vediamo sulla piattaforma di investimento , dopo aver fallito l’ultimo tentativo di superare la media mobile a 50 periodi, il prezzo è precipitato tagliando con decisione quella a 200 periodi. Di solito, tutto questo preannuncia messaggi fortemente ribassisti.
Tuttavia c’è un aspetto positivo da considerare: chi pronosticava un tracollo di se fosse scivolato sotto l’importante soglia psicologica dei 100.000 dollari si sbagliava. Nonostante la fiducia del mercato sia stata messa a durissima prova, il Bitcoin non è crollato ulteriormente.
Tra analisti ed esperti circola un’interessante teoria, che suggerisce una forte ripresa di Bitcoin piuttosto che un’ulteriore svendita. Questa teoria si basa sullo shutdown del governo USA, che sebbene non abbia innescato questo lungo periodo di svendita, potrebbe invece dare avvio alla ripresa di e compagnia.
Infatti il lockdown sta prosciugando liquidità dal mercato, dal momento che il governo sta riscuotendo le tasse ma non spendendo denaro. Quando lo shutdown finirà potrebbe allora verificarsi un massiccio afflusso di capitali sul mercato, che farebbe anche aumentare i prezzi di asset rischiosi come Bitcoin e altre criptovalute.
