Dopo aver corso per parecchi giorni, il dollaro sta facendo una piccola marcia indietro, dopo che i dati macro hanno nuovamente alzato le probabilità di un altro taglio dei tassi FED il mese prossimo.
I segnali di debolezza dell’economia arrivano dall’indice del sentiment dei consumatori del Michigan, che è inaspettatamente sceso al secondo minimo storico. Inoltre, il rapporto Challenger ha riflesso un’impennata dei tagli al personale a ottobre, con le aziende che hanno citato un calo dei consumi e misure aziendali di riduzione dei costi.
Questi sondaggi privati sono diventati più importanti rispetto a qualche tempo fa, dal momento che lo shutdown delle attività governative (il più lungo che ci sia mai stato) ha bloccato la pubblicazione dei dati ufficiali. Se questo rende difficile agli investitori orientarsi, allo stesso tempo complica notevolmente il compito decisionale della FED.
Peraltro arrivano anche segnali di altri tenore sull’economia USA: l’inflazione più elevata del previsto e la robusta attività economica (l’indice PMI dei servizi ISM è cresciuto più del previsto a ottobre) hanno lasciato qualche dubbio nel mercato, che in piccola parte ritiene ancora un “hold” da parte della Fed il mese prossimo.
Al momento comunque i mercati valutano al 70% un taglio della Fed di 25 punti base a dicembre.
In questo scenario il scende ancora, e si allontana nuovamente dalla soglia di 100 toccata ieri.
La marcia indietro del biglietto verde è cominciata dopo il test della media mobile a 200 periodi, che ha svolto il ruolo di resistenza. Nonostante la piccola marcia indietro degli ultimi due giorni, la valuta a stelle e strisce ha guadagnato quasi il 4% nell’ultimo mese e mezzo.

















