Anche se con una decisione dibattuta, il Comitato di Politica Monetaria (MPC) della Bank of England ha deciso di confermare il livello dei tassi di interesse al 4%. L’esito è stato votato da 5 membri, mentre 4 avrebbero preferito un taglio di 25 punti base al 3,75%, a dimostrazione del crescente sostegno all’allentamento monetario.
Secondo l’istituto, la persistenza dell’inflazione è diventata meno preoccupante e si potrà raggiungere l’obiettivo del 2% grazie alla politica monetaria ancora restrittiva, alla crescita salariale più debole e a un calo dell’inflazione dei servizi.
Tuttavia, i membri del board hanno sottolineato che, se i progressi nella disinflazione continueranno, è probabile che il tasso di interesse verrà adeguato in modo discendente, pur sottolineando che sono necessarie ulteriori prove prima di allentare ulteriormente la politica monetaria.
La prospettiva di futuri tagli al costo del denaro non ha appesantito la sterlina britannica, dal momento che si tratta di uno scenario ampiamente atteso dai mercati. La valuta britannica così guadagna un po’ di terreno sul dollaro, allineandosi alle altre valute principali. Ad indebolire il dollaro sono i dati sul lavoro (a ottobre i tagli sono triplicati rispetto al mese precedente), la cui debolezza riaccende le probabilità di un taglio dei tassi da parte della Federal Reserve questo mese.
Il cambio sale così intorno a 1,31 dollari, allontanandosi dal minimo di sette mesi (1,301 dollari) toccato a inizio settimana. Tuttavia, il recente taglio della media mobile a 200 periodi ha inviato un messaggio fortemente ribassista al mercato. Il più vicino livello di supporto è sulla soglia psicologica di 1,300, mentre al rialzo una resistenza si può individuare verso quota 1,3181.

















