L’ultimo report sull’inflazione dà una piccola spinta alla Bank of England, che potrebbe tagliare ancora i tassi di interesse, e attenua le pressioni sulla cancelliera Rachel Reeves, chiamata a risolvere il problema di stimolare un’economia in difficoltà.
Secondo il report mensile dell’Office for National Statistics (ONS), a settembre l’inflazione non è cresciuta, rispetto al +0,3% del mese precedente. Su base annua, la crescita dell’inflazione si è attestata al 3,8%, uguale al mese precedente e sotto il 4% stimato dagli analisti, poiché la crescita dei prezzi alimentari ha continuato a diminuire.
Il dato core, che esclude le componenti più volatili quali cibo e carburanti, è risultato invariato su base mensile dopo il +0,3% di agosto e rispetto al +0,2% atteso. La variazione tendenziale si attesta al 3,5%, sotto il +3,7% atteso dal mercato e al +3,6% del mese precedente.
Sebbene l’inflazione rimanga quasi il doppio dell’obiettivo del 2% della BoE, i dati danno alla Banca d’Inghilterra la possibilità di tagliare i tassi di interesse già all’inizio del prossimo anno. Di recente il governatore della BoE Andrew Bailey ha dichiarato che l’economia sta operando “al di sotto del potenziale” e la disoccupazione è salita al 4,8%, rafforzando le scommesse su un taglio dei tassi entro l’inizio del 2026.
L’inflazione più contenuta del previsto offre inoltre un po’ di sollievo al Cancelliere Reeves, che settimana scorsa ha annunciato l’intenzione di svelare una serie di politiche volte a “ridurre alcuni dei costi che le persone devono affrontare“. Per il governo c’è una difficile sfida fiscale in vista del bilancio del 26 novembre, visto che il deficit di bilancio ha raggiunto i 99,8 miliardi di sterline nella prima metà dell’anno fiscale, 7,2 miliardi di sterline al di sopra delle previsioni dell’OBR.
In questo scenario, la sterlina continua a perdere terreno rispetto al dollaro. Il cambio scende verso 1,336 dopo essere rimbalzato sulla media mobile a 50 periodi settimana scorsa (è il secondo test fallito in questo mese di ottobre), e si sta riavvicinando alla media di lungo periodo (200) che sta fungendo da supporto.
Nel frattempo il rendimento dei gilt britannici a 10 anni è sceso sotto il 4,4%, il livello più basso da metà dicembre.

















