Così come si aspettavano i mercati, la banca centrale della Svizzera ha lasciato invariato il costo del denaro. La BNS ha confermato il tasso di interesse a ZERO, dove l’aveva portato grazie a sei riduzioni consecutive iniziate a marzo 2024.
Secondo l’istituto l’inflazione rimane contenuta (ad agosto è salita allo 0,2%) e si prevede che l’inflazione si attesterà allo 0,2% nel 2025, allo 0,5% nel 2026 e allo 0,7% nel 2027, nell’ipotesi che il tasso di riferimento rimanga al livello attuale.
Riguardo alla crescita economica, l’istituto elvetico sottolinea il rallentamento avvenuto all’inizio del 2025 (il PIL è sceso allo 0,5% nel secondo trimestre), a causa dai dazi statunitensi al 39% e dall’incertezza geopolitica globale. Per il resto dell’anno la BNS prevede un’espansione modesta, perché l’aumento dei dazi statunitensi è destinato a frenare le esportazioni e gli investimenti. La banca centrale stima una crescita del PIL dell’1-1,5% nel 2025, che rallenterà a poco meno dell’1% nel 2026, con un ulteriore aumento della disoccupazione.
La maggior parte degli economisti ritiene che la BNS abbia raggiunto la fine del suo ciclo di allentamento, il che significa che manterrà il suo tasso a zero almeno fino alla fine del prossimo anno, e non li riporterà in territorio negativo nonostante le difficoltà dell’economia nazionale.
Dopo la riunione della BNS il franco svizzero ha continuato a indebolirsi rispetto al dollaro, con il cambio oltre 0,79. Questo deprezzamento è positivo per la valuta elvetica, dal momento che “sterilizza” (anche se in modo minimo) l’impatto dei dazi. Di recente il cambio USDCHF ha toccato il minimo dal 2011 (favorito dal suo status di bene rifugio), ma negli ultimi giorni il dollaro si sta riprendendo dopo che Powell – capo della FED – ha mostrato maggiore incertezza sui tagli futuri dei tassi della Fed.

















