L’inflazione che non scende come si pensava e le turbolenze politiche interne stanno appesantendo la Lira turca, che aggiorna i minimi storici rispetto al dollaro (il cambio sale oltre 41,1).
Ad agosto il tasso di inflazione annuale della Turchia è sceso al 32,95% (rispetto al 33,52% di luglio), mancando le aspettative che erano del 32,6%. Sebbene si tratti del quindicesimo mese consecutivo di rallentamento, siamo comunque lontanissimi dall’obiettivo della banca centrale.
Su base mensile, i prezzi al consumo sono aumentati del 2,04%, dopo un aumento del 2,06% a luglio e battendo l’aumento previsto dell’1,79%.
Vista l’inflazione persistente e anche la crescita del PIL (+4,8% su base annua nel 2° trimestre, la crescita più rapida dall’inizio del 2024), il mercato ritiene più difficile che la banca centrale possa tagliare i tassi di interesse questo mese.
Nel frattempo, la situazione politica in Turchia si è fatta nervosa dopo che un tribunale di Istanbul ha stabilito che i pagamenti in contanti hanno influenzato il voto al congresso provinciale di Istanbul del 2023 del Partito Popolare Repubblicano (CHP), ordinando che venga rimossa la leadership eletta in quell’evento. In risposta, il CHP ha indetto proteste a Istanbul. Un clima così rovente non invoglia certo gli investitori.
Il cambio riprende così a salire e tocca 41,16. Soltanto in questo 2025, il rapporto tra le due valute è cresciuto di un ulteriore 17% (e del 21% negli ultimi 12 mesi).
La banca centrale (CBRT), attraverso istituti di credito commerciali garantiti dallo Stato, sta mantenendo una forte presenza nel mercato dei cambi nel tentativo di evitare una svalutazione incontrollata della valuta.

















