Sul mercato valutario continua la marcia indietro del dollaro, appesantito dall’ultimo report sull’inflazione che alimenta le possibilità di tagli dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve.
Mercoledì l’ufficio federale di statistica ha comunicato che l’inflazione complessiva è rimasta invariata al 2,7%, contro le previsioni di un aumento al 2,8%, mentre l’inflazione core è salita al 3,1%, il livello più alto in sei mesi. Il mercato temeva che potesse esserci un dato più alto, e che i dazi potessero riaccendere forti pressioni inflazionistiche nell’economia statunitense. Invece sembra che l’effetto dei dazi commerciali non si senta in modo così forte (o almeno, non ancora).
Tutto questo ha rafforzato le aspettative di un taglio dei tassi di interesse della Federal Reserve il mese prossimo. I trader stanno ora valutando una probabilità del 94% di un taglio di 25 punti base a settembre, con un’altra riduzione prima della fine dell’anno.
Per questo il sta andando all’ingiù, ed è finito sotto quota 98 sui minimi dalla fine di luglio. La discesa degli ultimi giorni ha portato al taglio della media mobile a 50 periodi, inviando un messaggio ulteriormente ribassista al mercato.
Il dollaro ha subito perdite contro l’euro ( oltre 1,17) e la sterlina ( oltre 1,35), e in generale ha perso quota contro tutte le valute principali.
Il biglietto verde ha anche subito pressioni dopo che la portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt ha dichiarato che il presidente Donald Trump sta valutando un’azione legale contro il presidente della Fed Jerome Powell per la sua gestione dei lavori di ristrutturazione presso la sede della banca centrale, alimentando le preoccupazioni sull’indipendenza della Fed.

















