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FED, tassi ancora fermi e intanto il dollaro vola: Index verso quota 100

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Per la prima volta dal 1993 c’è stato il voto contrario di 2 membri che volevano il taglio dei tassi

Come da attese, la Federal Reserve ha resistito ancora alle pressioni di Trump, scegliendo di andare avanti lungo la strada della prudenza. La banca centrale USA ha infatti scelto di lasciare i tassi di interesse nella forbice tra il 4,25% e il 4,50% per la quinta riunione consecutiva.
L’ultimo ritocco risale ormai a dicembre scorso, quando venne effettuato un taglio. Da allora in poi, malgrado le continue richieste del presidente Trump, l’istituto guidato da Powell ha scelto di lasciare tutto com’era (nonostante nel frattempo la BCE abbia effettuato diversi tagli al costo del denaro).


Secondo il Federal Open Market Committee (FOMC), “la crescita dell’attività economica è stata moderata nella prima metà dell’anno”, segnando una differenza di vedute rispetto allo statement precedente, dove si parlava di crescita “a un ritmo solido“.
La FED aggiunge che il tasso di disoccupazione rimane basso e le condizioni del mercato del lavoro rimangono solide. Tuttavia, il problema è che “l’inflazione rimane piuttosto elevata, così come restano elevate le incertezze sulle prospettive economiche“.


La Fed ha ribadito che ulteriori aggiustamenti del tasso di interesse dipenderanno dai dati in arrivo, dall’evoluzione delle prospettive e dall’equilibrio dei rischi.
Nel frattempo un dato importante è appena giunto: nel secondo trimestre il Pil degli Stati Uniti ha corso più del previsto, +3%, mentre gli analisti stimavano il +2,3%. Inoltre, il rapporto ADP ha mostrato un aumento più forte del previsto di 104.000 posti di lavoro a luglio.

La notizia importante però è un’altra: per la prima volta dal 1993, la decisione della Fed è stata presa con il dissenso di 2 governatori. Quelli pro-taglio dei tassi. Ciò dimostra il nervosismo che aumenta all’interno dello stesso board dell’istituto di Washington, e alimenta le aspettative di un taglio dei tassi a settembre.


La decisione della FED ha contribuito a dare slancio alla corsa del dollaro, che era cominciata dopo l’accordo USA-UE sui dazi. Il si è avvicinato a quota 100, segnando la quinta sessione consecutiva di guadagni.
Gli acquisti sul dollaro lo portano a guadagnare terreno contro le principali valute. Il cambio scende a 1,142, il livello più basso da metà giugno.

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