Nonostante i dati macro deludenti che giungono dal Regno Unito, anche la sterlina allunga il passo sul dollaro e si affaccia oltre quota 1,36, toccando i massimi di tre anni.
L’ufficio di statistica del Regno Unito ha comunicato che il PIL si è contratto dello 0,3% ad aprile, molto più dello 0,1% previsto dagli analisti (nel mese precedente era cresciuto dello 0,2%). La flessione è stata guidata da una combinazione di costi energetici più elevati, maggiori contributi previdenziali e aliquote elevate dell’imposta di bollo.
Nel trimestre che si conclude ad aprile, il PIL risulta in aumento dello 0,7% rispetto ai tre mesi precedenti. Anche gli indicatori del mercato del lavoro hanno evidenziato una perdita di slancio.
Nonostante questi venti contrari, si prevede che la Banca d’Inghilterra manterrà i tassi di interesse stabili quando si riunirà la prossima settimana.
Ma se nel Regno Unito non si sorride, negli USA la situazione è ancora più nervosa per via delle nuove minacce tariffarie del presidente Trump e i segnali di raffreddamento dell’inflazione, che potrebbero innescare i primi tagli ai tassi di interesse da parte della FED. Il presidente Trump ha annunciato l’intenzione di inviare lettere formali ai principali partner commerciali entro una o due settimane, delineando misure tariffarie unilaterali volte a spingere i paesi a nuovi accordi commerciali. Ricordiamo che l’attuale pausa di 90 giorni sulle tariffe reciproche scadrà il mese prossimo.
Ad aumentare le preoccupazioni dei mercati sono le tensioni con l’Iran, che ha minacciato di colpire le basi statunitensi se i colloqui sul nucleare fallissero.
Questo scenario ha spinto il cambio anche oltre la soglia di 1,36, come non accadeva dall’inizio del 2022. Dall’inizio di aprile, la sterlina ha guadagnato circa il 7% rispetto al biglietto verde americano.

















