Il clima di grande tensione sul fronte geopolitico penalizza il dollaro e spinge il Franco svizzero (CHF), che si apprezza sul livello massimo di quasi due mesi, visto che gli investitori cercano rifugi sicuri.
Oltre alle minacce di Trump, che annuncia un raddoppio dei dazi sulle importazioni di acciaio e alluminio al 50% a partire dal 4 giugno, ci sono anche le tensioni con la Cina, dopo che Pechino ha respinto l’accusa di Trump di aver violato l’accordo commerciale raggiunto a Ginevra il mese scorso.
Inoltre, le tensioni geopolitiche tra Russia e Ucraina si intensificano proprio alla vigilia di nuovi tentativi di negoziati di pace.
In questo scenario così complicato aumenta la domanda di beni rifugio, e il cambio tra dollaro e franco svizzero () scende a 0,817 per USD, il livello più basso da metà aprile.
Sul fronte interno, il PIL svizzero del primo trimestre è cresciuto dello 0,5%, al di sotto della stima preliminare dello 0,7%. Su base annua, il PIL è cresciuto del 2,0%, accelerando rispetto alla crescita dell’1,6% del quarto trimestre e al di sopra dell’espansione prevista dell’1,5%.
Tutto ciò non cambia le prospettive di politica monetaria della Banca nazionale svizzera (BNS), con i mercati che prevedono un taglio dei tassi a zero il prossimo 19 giugno, visto che l’inflazione core è rallentata dallo 0,9% allo 0,6%.

















