Le indiscrezioni sulle future mosse dell’OPEC+ tornano ad avere effetto sul prezzo del petrolio, che scivola di nuovo sui minimi di 2 settimane.
Secondo alcune notizie i membri del cartello stanno prendendo in considerazione un altro forte aumento della produzione, dopo quello di 411.000 barili al giorno già deciso a maggio e giugno. Anche a luglio potrebbe essere confermato questo incremento, anche se un accordo definitivo verrà preso nella riunione del 1 giugno.
Tutto questo alimenta le preoccupazioni del mercato riguardo l’eccesso di offerta, anche perché molti analisti prevedono un calo della domanda quest’anno. La stessa Agenzia Internazionale dell’Energia ha previsto che la domanda globale di petrolio rallenterà durante il resto del 2025, dopo un primo trimestre robusto a causa di “venti contrari economici”.
Il prezzo del greggio è scivolato sotto i 64 dollari al barile, quello sul greggio è sceso verso i 60 dollari. Entrambi i benchmark hanno toccato i minimi di due settimane.
Ad aumentare il sentiment ribassista è stato un sell-off più ampio sui mercati finanziari, guidato dalle preoccupazioni per il crescente deficit statunitense.
Nel frattempo, gli investitori guardano attentamente al quinto round di colloqui sul nucleare tra Stati Uniti e Iran, in calendario questo fine settimana. I colloqui hanno contribuito ad alleviare i timori di potenziali interruzioni delle forniture in Medio Oriente, a seguito delle notizie dei media di mercoledì su possibili attacchi israeliani agli impianti nucleari iraniani.