Il report sull’occupazione negli USA (Non Farm Payrolls) attenua le preoccupazioni di una recessione, ma non riesce a sostenere il dollaro che scivola nuovamente sul mercato valutario (il a 99,5).
Ad aprile sono stati aggiunti 177 mila posti di lavoro, più delle aspettative di 130 mila ma in frenata rispetto ai 185.000 di marzo. Questo rallentamento è dovuto all’incertezza derivante dalle politiche tariffarie aggressive del presidente Donald Trump.
Il tasso di disoccupazione è tuttavia rimasto invariato al 4,2%, in linea con le aspettative del mercato. I salari medi orari sono intanto cresciuti in linea con le aspettative: +0,2% in un mese, dopo un aumento dello 0,3% a marzo e appena al di sotto delle previsioni di mercato dello 0,3%.
Anche se il report sul lavoro non ha riservato brutte sorprese, i dati si riferiscono al recente passato e non sono in grado di fornire un quadro chiaro dell’attuale traiettoria dell’economia americana, sulla quale pesano in modo notevole le politiche commerciali di Trump.
L’ultimo report sul PIL è stato deludente, visto che ha evidenziato una contrazione nel primo trimestre, in gran parte a causa di un’impennata delle importazioni in vista di nuovi dazi. Questo sviluppo, combinato con i segnali di un raffreddamento del mercato del lavoro, potrebbe spingere la Federal Reserve a tagliare i tassi di interesse a giugno.
Sul fronte valutario il ha viaggiato all’insegna della volatiltà. Dopo essersi avvicinato a quota 100, è poi scivolate bruscamente verso 99,5, bruciando metà dei guadagni settimanali. Tuttavia, il biglietto verde chiude comunque la seconda settimana consecutiva in guadagno dopo il crollo di metà aprile sui minimi dalla primavera del 2022.
