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PETROLIO, dazi e OPEC+ agitano ancora il mercato. Brent e WTI senza slancio

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Diversi membri del cartello vogliono aumentare ulteriormente la produzione, alimentando i timori di un eccesso di offerta

Dopo il crollo avvenuto a inizio aprile a causa dall’annuncio dei dazi reciproci di Trump, il prezzo del petrolio sta facendo fatica a risalire in modo convincente e si muove in modo nervoso tra alti e bassi. e hanno chiuso la settimana con una perdita che oscilla tra l’1-2%.

Sul mercato c’è il concreto timore di un eccesso di offerta, visto che diversi membri dell’OPEC+ potrebbero aumentare ulteriormente la produzione (per il secondo mese consecutivo) a giugno. Uno di questi, il Kazakistan, ha annunciato che darà priorità agli interessi nazionali e per questo non taglierà la produzione, anche a costo di uscire dal cartello. Questa situazione evidenzia la crescente tensione all’interno dell’OPEC+, dove i membri fanno sempre più fatica a rimanere allineati sugli obiettivi di produzione.


Un ulteriore possibile incremento dell’offerta potrebbe scaturire qualora USA e Russia giungessero a una intesa per la fine del conflitto in Ucraina. Anche se al momento questo scenario non sembra ancora vicino, l’evoluzione dei negoziati potrebbe incidere sull’andamento del petrolio nelle prossime settimane.


Un fattore rialzista per il petrolio potrebbe essere la de-escalation del conflitto tariffario, visto che USA e Cina stanno negoziando una soluzione che eviterebbe conseguenze pesantissime sull’economia globale, e quindi sulla domanda di petrolio.
Di recente i prezzi di e sono crollati proprio sui timori di uno scenario recessivo che potrebbe essere innescato dalla guerra commerciale iniziata da Trump. Tuttavia, le dichiarazioni contrastanti di Washington e Pechino sui negoziati tariffari hanno aumentato la volatilità del mercato.


I futures sul greggio sono così scivolati verso 67 dollari al barile, a pochi passi da una resistenza chiave a $68,70-$70,50. Se il prezzo non riuscirà a superare questo livello, potrebbe avvenire un pullback con livelli di supporto chiave a $ 65,30 e $ 62,30.
Anche il prezzo del ha vissuto una settimana volatile, conclusa verso quota 63 dollari al barile.

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