Dopo una correzione durata un paio di giorni, la sterlina britannica torna nuovamente a guadagnare terreno sul dollaro () e si riporta in prossimità dei massimi di 7 mesi che sono stati toccati a inizio settimana, oltre la soglia di 1,33.
Gli sviluppi del mercato valutario sono guidati in questo periodo soprattutto dalla questione commerciale e geopolitica.
La marcia indietro di Trump sul possibile licenziamento di Powell e una posizione più morbida sulle relazioni commerciali con la Cina avevano provocato il rimbalzo del dollaro. Ma dopo una comprensibile euforia iniziale, il mercato valuta le difficoltà nel raggiungere una soluzione alla guerra commerciale tra i due paesi. Così il dollaro è tornato a fare marcia indietro, propiziando i guadagni della sterlina GBP.
Il cambio non ha risentito dei recenti dati sull’inflazione del Regno Unito, che sono stati più deboli del previsto (l’IPC primario ha rallentato al 2,6% su base annua) ed hanno alimentato le possibilità che la Bank of England possa tagliare i tassi in modo più profondo entro la fine del 2025, allo scopo di stimolare un’economia che manda segnali di sofferenza.
A tal proposito, oggi il report sugli ordini di fabbrica ha segnalato ancora una contrazione, mentre in settimana i dati PMI hanno evidenziato che l’attività del settore privato si è contratta inaspettatamente per la prima volta in un anno e mezzo, soprattutto a causa dei dazi dagli Stai Uniti che stanno già ostacolando le linee di approvvigionamento britanniche.
I mercati ritengono probabile che la Bank of England effettuerà una sforbiciata per complessivi 86 punti base entro la fine dell’anno, con crescenti probabilità di un quarto taglio a dicembre.
Il cambio si mantiene oltre 1,33, mentre sul grafico giornaliero si è appena formata la “croce d’oro“ (ossia la Ema50 che sale oltre la Ema20) che solitamente invia un messaggio rialzista al mercato. Tuttavia, a quota 1,34 c’è una solida zona di resistenza che potrebbe ostacolare ulteriori rialzi del GBPUSD.

















