Nonostante l’ondivaga politica commerciale di Trump stia alimentando il clima di incertezza, cosa negativa per gli asset maggiormente rischiosi, il settore delle criptovalute sta dimostrando una insospettabile capacità di resistere a questo clima. Al punto tale che il prezzo del rivede quota 90.000 dollari per la prima volta da marzo.
La principale criptovaluta ha trovato un forte sostegno dalla domanda di asset alternativi, mentre quelli tradizionali come il dollaro (mai così debole da marzo 2022) e i Treasuries stanno vivendo una fase critica.
Nelle ultime due settimane Bitcoin ha guadagnato il 20%, e dopo aver superato nel weekend di Pasqua la resistenza degli 88.000 dollari, il prezzo di si è affacciato oltre quota 90mila superando anche la Ema200, che descrive la tendenza di lungo periodo.
Il prossimo ostacolo per confermare il ritorno nell’uptrend, è il breakout della resistenza a 92.500 dollari.
Vanno evidenziato un forte aumento dell’interesse istituzionale (lo dimostrano i 380 milioni di dollari di afflussi sugli ETF su Bitcoin nella giornata del 21 aprile) e i movimenti più forti dei grandi investitori (le “balene“).
Anche i potenziali tagli dei tassi FED, che alimentano la ricerca di asset più remunerativi anche se rischiosi, sta favorendo e le crypto.
Allo stato attuale è difficile immaginare come si comporterà il prezzo di nei prossimi giorni, perché tutto si lega all’evoluzione delle politiche di Trump e agli effetti che questo avrà sul dollaro USA e sulle mosse della FED. Un’impennata positiva o negativa della situazione, finirà per avere ripercussioni anche sul criptosettore.