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PETROLIO di nuovo giù, sui minimi dal 2021

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La tensione sul fronte commerciale aumenta la paura della recessione e di un crollo della domanda di greggio

Le tensioni sui dazi commerciali si inseriscono in un contesto di crescita già fragile, finendo per spingere sempre più in basso il prezzo del petrolio. Il si affaccia sotto i 60 dollari per barile, mentre il viaggia su quota 63 dollari.

Nonostante la sospensione temporanea dei dazi USA, il mercato delle materie prime è nervoso, anche perché lo scontro con la Cina (il principale importatore di petrolio al mondo) si fa sempre più acceso. Al rilancio di Trump con tariffe al 145%, Pechino risponde con l’annuncio di tariffe sulle merci statunitensi al 125%.
L’Europa per il momento resta in posizione di attesa, ma avverte che se dai negoziati con Trump non verrà fuori un accordo buono per tutti, allora potrebbe rispondere a sua volta alle tariffe USA.


Questa escalation di tensione alimenta la preoccupazione di una frenata economica globale, che finirebbe per deprimere la domanda di petrolio.
L’Energy Information Administration ha tagliato le sue prospettive sulla domanda (di ben 400mila barili al giorno), sia per gli Stati Uniti che per il resto del mondo.
In questo scenario così negativo, i future sul greggio e sul sono scesi al minimo dall’aprile 2021, accumulando perdite superiori al 10% nei primi 10 giorni di questo mese di aprile.


In aggiunta al sentiment ribassista, l’OPEC+ settimana scorsa ha sorpreso i mercati accelerando i piani per aumentare la produzione di petrolio, aumentando i timori di un potenziale eccesso di offerta. Ma dopo questo crollo dei prezzi, l’OPEC+ potrebbe rivedere i suoi piani, sospendendo o addirittura invertendo gli aumenti dell’offerta.

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