Giornata disastrosa per il petrolio, fiaccato per un verso dai timori di recessione e per l’altro dall’annuncio a sorpresa dell’OPEC+ riguardo l’aumento della produzione dal mese di maggio.
Il primo colpo al mercato petrolifero l’ha dato Trump, con l’avvio della battaglia commerciale contro il resto del mondo. Oltre a dazi del 10% per tutti i beni importanti negli USA, le tariffe vengono aumentate per alcuni paesi come Cina (34%) e UE (20%).
Anche se le importazioni di petrolio sono esenti, la guerra commerciale alimenta i timori di una forte crisi economica globale, che provocherebbe di conseguenza un calo della domanda di petrolio.
Tutto questo stava già provocando un calo dei prezzi di e per circa il 4%, quando è giunto l’annuncio a sorpresa dell’OPEC+ che ha peggiorato la situazione.
Otto paesi del cartello aumenteranno la produzione di petrolio di 411.000 barili al giorno a maggio, molto più dei 135.000 bpd previsti. Quanto deciso oggi comprende l’incremento originariamente pianificato per maggio oltre a due incrementi mensili.
Per giustificare questa decisione, i produttori hanno parlato di forti fondamenti del mercato, anche se hanno sottolineato che questi aumenti futuri potrebbero essere messi in pausa, in caso di peggioramento dello scenario. Gli otto paesi si incontreranno il 5 maggio per decidere i livelli di produzione di giugno.
Le prospettive di una domanda più debole e di un’offerta che aumenterà, hanno provocato una tempesta sui prezzi dei benchmark e , nella giornata di giovedì sono calati di oltre il 6% finendo rispettivamente sotto 67 e 64 dollari al barile. Ma questo trend è addirittura peggiorato venerdì, con i prezzi che sono scesi rispettivamente a 65 e 60 dollari al barile, come non succedeva dal 2021.