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Le performance passate non sono un indicatore affidabile dei risultati futuri o delle performance future
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Russia, tassi confermati al 21%. L’USDRUB su 84,5 ma tutto è legato alla pace in Ucraina

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Il dialogo per il cessate il fuoco alimenta la speranza dei mercati che si arrivi alla progressiva riduzione delle sanzioni

Il meeting di politica monetaria della Banca di Russia si è concluso secondo le aspettative, con la conferma del tasso di interesse al 21%. Ma l’istituto segna un passaggio importante per la politica monetaria del Paese, annunciando che è improbabile che ci saranno ulteriori inasprimenti in futuro.

L’ottimismo dell’istituto centrale nasce dal fatto che le “pressioni inflazionistiche sono diminuite, anche se rimangono elevate. L’inflazione del Paese ha risentito fortemente dello squilibrio tra la domanda robusta e la capacità produttiva che si è ridotta per via della chiamata alle armi degli uomini in età lavorativa.


Ma secondo la CBR ci sono le condizioni per riportare l’inflazione al target nel 2026. Anche se questo richiederà “un lungo periodo di mantenimento di condizioni monetarie restrittive“. Secondo le previsioni dell’istituto, l’inflazione annua scenderà al 7-8% nel 2025, al 4% nel 2026 e rimarrà poi al livello target.

Va detto che un aiuto contro l’inflazione lo sta dando la ripresa del Rublo. La valuta nazionale è in crescita dall’inizio dell’anno, perché con l’elezione di Trump è cominciato un dialogo che fa sperare in una graduale riduzione delle sanzioni economiche scattate con l’invasione dell’Ucraina.


Ecco perché il rublo russo negli ultimi giorni è sceso finanche sotto quota 82 rispetto al dollaro (USDRUB), sul minimo di quasi due anni. I mercati sperano che la riapertura della Russia agli investimenti e al commercio estero sostenga gli afflussi di denaro nel Paese.
Ma tutto questo passa per il cessate il fuoco nell’area, che al momento ancora non c’è però il mercato o sta già prezzando.

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