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Svizzera, taglio dei tassi BNS (25 pb). Il cambio USDCHF sale a 0,88

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Il rapporto tra le due valute sta testando da giorni l’importante media mobile a 200 giorni (Ema200), che descrive la tendenza di lungo periodo

L’andamento dell’inflazione e le crescenti incertezze economiche hanno spinto la Banca nazionale svizzera (SNB) a ridurre il tasso di interesse di 25 punti base nel meeting di marzo. Il nuovo livello del costo del denaro scende allo 0,25%, il più basso dal settembre 2022.

Quello effettuato oggi è il quinto taglio del costo del denaro da quando la BNS ha iniziato il ciclo di allentamento a marzo dello scorso anno. La banca centrale ha affermato che continuerà a monitorare attentamente la situazione e adeguerà la sua politica monetaria in relazione allo scenario futuro.


La BNS ha ritenuto necessario continuare a stimolare l’economia elvetica, visto che l’inflazione sta scendendo in linea con le aspettative. A febbraio segna 0,3% contro lo 0,7% di novembre (è il livello più basso in quasi quattro anni), grazie soprattutto al calo dei prezzi dell’energia.
Tuttavia la BNS ha rivisto al rialzo le previsioni di inflazione per l’anno in corso, portandole allo 0,4% dal precedente 0,3%, mentre le ha confermate allo 0,8% per il 2026 (ipotizzando che il tasso rimanga allo 0,25%).


Intanto l’economia nazionale continua a crescere, sebbene la disoccupazione sia aumentata. La BNS stima che nel 2025 il PIL sarà all’1,5%, ed è prevista all’1,5% anche per il 2026. Ma c’è il problema Trump, che con le sue aggressive politiche commerciali potrebbe minacciare gli scenari economici globali.


Sul fronte valutario, il franco svizzero perde quota rispetto al dollaro. Il cambio sale a 0,88, allontanandosi ulteriormente dal minimo di quattro mesi toccato in settimana (a 0,876).
Il rapporto tra le due valute sta testando da giorni l’importante media mobile a 200 giorni (Ema200), che descrive la tendenza di lungo periodo.

Il taglio dei tassi da parte della BNS ha impedito che il franco si rafforzasse a causa dei rischi geopolitici, che solitamente accrescono la domanda di beni rifugio. A spingere il cambio verso l’alto contribuisce anche la ripresa del dollaro, all’indomani della riunione della FED che ha confermato l’ipotesi di altri due tagli nel 2025.

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