Tutto come previsto. Al termine della riunione di politica monetaria di marzo, la Federal Reserve ha mantenuto il tasso di fondi federali invariato al 4,25% -4,5%, prendendosi così un’altra riunione di pausa nel suo ciclo di allentamento.
Secondo i policy makers americani l’incertezza sulle prospettive economiche è aumentata, ed è per questo che il Comitato è attento ai rischi sia riguardo alla crescita che all’inflazione.
Tuttavia la FED sottolinea che l’attività economica continua a espandersi a un ritmo sostenuto, mentre il tasso di disoccupazione si è stabilizzato a un livello basso e le condizioni del mercato del lavoro rimangono solide. Il neo rimane l’inflazione, che rimane “piuttosto elevata“.
La banca centrale ha rivisto le previsioni di crescita del PIL al ribasso per quest’anno: 1,7% contro il 2,1% di dicembre. Revisione anche per il PIL del 2026 (1,8% vs 2%) e 2027 (1,8% vs 1,9%). Anche l’inflazione prevista è stata corretta, ma al rialzo: nel 2025 dovrebbe essere 2,7% contro il 2,5% precedente, mentre nel 2026 scenderà al 2,2% (contro 2,1 precedente) fino a tornare al 2% nel 2027.
Nonostante le crescenti preoccupazioni (legate soprattutto all’aggressiva politica economica di Trump), la banca centrale USA prevede ancora di ridurre i tassi di interesse di circa 50 bp quest’anno, lo stesso della proiezione di dicembre (il primo è previsto dai mercati per giugno o luglio).
Questo messaggio è rincuorante per i mercati, perché allenta i timori di recessione e conferma la traiettoria che ci si aspettava da parte della banca centrale.
Il minor nervosismo aiuta così il a guadagnare terreno, verso quota 103,5. Il biglietto verde spinge il cambio con l’euro () sotto quota 1,09.
Intanto il rendimento dei Treasuries a 10 anni è sceso al di sotto della soglia del 4,3%.
