Per la prima volta nel corso di quest’anno, la sterlina è riuscita ad arrampicarsi sulla soglia di 1,27 rispetto al dollaro statunitense.
Il cambio non toccava questo livello da metà dicembre, e sta continuando un trend rialzista che ha prodotto un guadagno del 5% da metà gennaio.
I recenti guadagni della sterlina derivano più che altro dalla fiacchezza del biglietto verde americano, che fatica a trovare direzione, mentre il rendimento obbligazionario dei Treasuries è in prossimità dei minimi di oltre due mesi.
Ad aiutare il Regno Unito è anche il fatto che – almeno per il momento – sembra meno esposto alle politiche aggressive di Donald Trump. In quest’ottica sarà importante il colloquio tra il Primo Ministro Starmer e Trump a Washington.
Sul fronte interno, la recente lettura dell’inflazione – più alta del previsto – ha frenato le aspettative riguardo ai tagli della Banca d’Inghilterra, anche se il mercato prevede ancora 2 o 3 sforbiciate nel corso del 2025. Il primo taglio è atteso entro giugno, un secondo taglio probabilmente a novembre.
Nel Regno Unito restano le preoccupazioni riguardo la stagflazione, visto che i dati PMI all’inizio di febbraio hanno segnalato l’attività commerciale ferma per il quarto mese consecutivo, con perdite di lavoro in aumento tra vendite più deboli e costi più elevati. Tuttavia le vendite al dettaglio hanno superato tutte le aspettative.
Sul mercato valutario, la sterlina intanto si è affacciata oltre 1,27. Il cambio ha da poco oltrepassato la media mobile esponenziale di 50 giorni (EMA), mandando così un messaggio rialzista al mercato. Ma il test più importante è appena cominciato, quello della media mobile a 200 periodi, che esprime le tendenze a lungo termine. Se il “cable” riuscirà a oltrepassare anche questo livello, il messaggio rialzista sarebbe notevolmente rafforzato.

















