Nessuna sorpresa dalla riunione dal primo meeting di politica monetaria della BCE nel2025. Per la quarta volta consecutiva l’istituto di Francoforte ha deciso di ridurre di 25 punti base i tre tassi di interesse di riferimento. Quello sui depositi scende al 2,75%, mentre quelli sulle operazioni di rifinanziamento principali e sulle operazioni di rifinanziamento marginale saranno ridotti rispettivamente al 2,90% e al 3,15%.
La decisione della BCE era scontata, visto che l’inflazione continua a scendere e – come sottolinea la stessa Eurotower – “dovrebbe tornare all’obiettivo del Consiglio direttivo del 2% a medio termine nel corso dell’anno“.
Inoltre c’è l’economia che richiede maggiori stimoli, e per questo occorre rendere meno onerosi i nuovi prestiti a imprese e famiglie, anche se le condizioni attuali di finanziamento continuano a essere rigide.
L’istituto di Francoforte conferma che adotterà una politica data driven, quindi seguirà un approccio guidato dai dati in base al quale le decisioni vengono adottate di volta in volta a ogni riunione. Anche se non si fa diretto riferimento ai dazi di Trump, la politica commerciale americana sarà un fattore importante per via delle conseguenze che potrebbe avere sul commercio globale e sull’economia della Eurozona.
Lo scenario attuale non consente all’euro di risollevarsi. Il cambio viaggia ancora attorno 1,04, dopo essere rimbalzato sul minimo di oltre due anni toccato a inizio gennaio. Attualmente il rapporto tra le due valute sta testando la media mobile a 50 periodi, ma resta molto al di sotto di quella a 200 periodi (su quota 1,08).