Cresce la pressione sulla sterlina britannica, che precipita sui minimi di 8 mesi rispetto al dollaro sulle preoccupazioni per l’equilibrio economico del Regno e poiché sono riemerse le preoccupazioni sull’inflazione statunitense (e quindi sulla posizione sui tassi di interesse della Federal Reserve).
La corsa del dollaro USA ha alimentato i costi di finanziamento del Regno Unito, che sono vicini al livello più alto degli ultimi 27 anni, il che significa che il Cancelliere Rachel Reeves è sul punto di infrangere le sue regole fiscali.
Le preoccupazioni sulle politiche commerciali statunitensi hanno aggiunto ulteriore pressione, dopo che la CNN che ha riferito che Donald Trump (dopo aver smentito i rumors su dazi più moderati) potrebbe dichiarare un’emergenza economica nazionale per giustificare tariffe radicali su alleati e avversari.
Nel frattempo, gli investitori si aspettano che la Banca d’Inghilterra tagli i tassi di circa 50 punti base quest’anno, rispetto alle oltre tre previste un mese fa, nonostante l’inflazione rimanga al di sopra dell’obiettivo del 2%.
Proprio l’aspettativa di un minor taglio dei tassi ha messo sotto pressione le obbligazioni. Nonostante i rendimenti dei gilt britannici sono aumentati al 4,8% (vicini ai massimi dal 2008), superando i guadagni dei rendimenti dei titoli del Tesoro statunitensi, la sterlina ha faticato a trovare supporto contro il robusto dollaro. Il cambio è così scivolato verso 1,234, come non succedeva da aprile 2024.