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Lira ai nuovi minimi storici contro USD ed EUR. Torna l’incubo della crisi valutaria

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Per assecondare Erdogan, la CBRT ha spinto il costo del denaro a livelli troppo bassi e profondamente negativi in termini reali

Il disastroso andamento della Lira turca segna nuove tappe drammatiche, e fa temere che siamo all’alba di una crisi valutaria come quella di due estati fa. La valuta di Ankara è scesa al minimo storico rispetto al dollaro USA e all’euro, dopo un altro balzo del 3% nella sessione odierna.

Il cambio ha toccato quota 7,32, segnando un nuovo massimo storico.
Il cambio invece fissa un nuovo record oltre 8,66.
Rispetto ad entrambe le valute più importanti, la Lira ha perso oltre il 20% da inizio anno.

Il principale fattore trainante di questo nuovo improvviso sprint al ribasso della Lira, è da collegarsi ai tassi d’interesse overnight sul mercato off-shore, che sono esplosi al 1.050% a inizio settimana, spingendo le autorità di Ankara a imporre alle banche domestiche restrizioni al trading sul mercato di Londra.
C’è una forte carenza di liquidità nel sistema, a causa degli interventi degli istituti per drenare assets in Lire e sostenere i tassi di cambio.

Nelle ultime settimane la Lira aveva tenuto botta solo perché la Banca centrale da alcuni mesi ha aumentato le sue misure di intervento valutario per provare a stabilizzare il cambio. Questo però ha finito per assottigliare le riserve valutarie (secondo l’FMI sono scese a $ 26 miliardi di dollari dall’inizio dell’anno), finendo per esercitare una pressione continua sulla Lira. Si sapeva che questo meccanismo non avrebbe potuto avere successo a lungo, perché impossibile da portare avanti per mesi e mesi.

La Turchia sprofonda così in una crisi che potrebbe essere simile a quella di due estati fa. I rendimenti sovrani sono risaliti ai massimi da aprile, segnalando aspettative d’inflazione in surriscaldamento sui mercati.
La Banca centrale, per assecondare Erdogan ha spinto il costo del denaro a livelli troppo bassi e profondamente negativi in termini reali, provocando il deflusso dei capitali e l’indebolimento della lira.
Quello che invece servirebbe, per difendere la moneta nazionale, è un aumento dei tassi di interesse. Ma il presidente Erdogan non vuole. Nel frattempo il Fondo monetario internazionale (Fmi) ha ammonito la Turchia, invitandola a reintegrare le proprie riserve di valuta straniera e a tenere sotto controllo l’espansione del credito.

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