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Russia, la CBR conferma i tassi. Il cambio USDRUB resta oltre 92,5

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Il costo del denaro resta al 16%. Le pressioni inflazionistiche si sono allentate, ma persistono rischi al rialzo

Come si aspettavano i mercati, la Banca centrale di Russia (CBR) ha mantenuto il tasso di riferimento al 16% dopo il meeting di febbraio, segnando una pausa nel ciclo di inasprimento (850 punti base) iniziato nel luglio del 2023.

Secondo i policy makers russi le pressioni inflazionistiche si sono allentate, con gli ultimi indicatori che indicano un tasso di inflazione mensile annualizzato del 6,6% a dicembre, rispetto a una media dell’11,5% alla fine del 2023.
La CBR ora prevede che l’inflazione a fine anno sarà al di sotto del 4,5% e successivamente rimarrà vicina al 4%. Tuttavia, sebbene leggermente inferiori, nell’economia russa persistono rischi al rialzo per l’inflazione.

Riguardo alla crescita economica, nel 2023 il PIL è cresciuto del 3,6% più del previsto, superando significativamente le stime della banca centrale mentre il paese continua a lottare con le sanzioni occidentali. L’economia russa soffre la carenza di manodopera, dovuta alla mobilitazione militare da una parte e alle pressioni della domanda dall’altra.

Dopo la riunione della CBR, il rublo russo è rimasto oltre 92,5 per dollaro (USDRUB), testando il limite superiore del range 88-92,5 nel quale si trova da novembre.
La valuta russa continua a subire la pressione delle proiezioni pessimistiche di crescita e di minori afflussi di valuta estera verso l’economia russa.
Nell’ultimo anno il cambio USDRUB ha guadagnato il 25%, superando anche quota 100.

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