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Russia, la CBR non tocca i tassi. Rublo in difficoltà

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Preoccupa il il buco profondo che le sanzioni occidentali e le enormi spese dello sforzo bellico hanno provocato nel bilancio dello Stato

Per il terzo meeting consecutivo, la Banca centrale di Russia ha mantenuto il tasso di interesse chiave fermo al 7,5%, affermando che gli attuali tassi di crescita dei prezzi sono in aumento, ma restano moderati.
Secondo le previsioni dell’istituto centrale, l’inflazione annua si attesterà tra il 5,0 e il 7,0% nel 2023 per tornare al 4% nel 2024. Se i rischi pro-inflazione dovessero intensificarsi, la Banca di Russia valuterà la necessità dell’aumento del tasso di riferimento nelle sue prossime riunioni.


Circa lo stato dell’economia russa, secondo la la Banca centrale il PIL crescerà tra -1,0/+1,0% nel 2023 e dello 0,5-2,5% nel 2024. Nel 2025, il PIL crescerà dell’1,5-2,5%.
Tuttavia, gli investitori sono preoccupati per lo stato delle finanze pubbliche del Paese, e questo si riflette sulla debolezza del rublo russo, che passa di mano intorno ai 73 dollari (USDRUB), chiudendo al livello più basso dall’aprile 2022.

Le sanzioni occidentali e le enormi spese provocate dallo sforzo bellico hanno creato un buco profondo nel bilancio dello stato. In special modo, le sanzioni hanno ridotto i ricavi da petrolio e gas, che hanno avuto un calo del 46% rispetto all’anno precedente.
Anche il rendimento dei titoli di Stato ne risente. E’ salito oltre il 10,8% a febbraio, spinti dalle preoccupazioni sulla sostenibilità fiscale del Cremlino.

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